Se Amsterdam è stato un sogno a occhi aperti, Amburgo è stato più un fastidio che un piacere. La città meritava, non voglio essere frainteso, aveva uno stile tutto suo, i tetti azzurri e i palazzi barocchi la rendevano armonica, ma il tempo, ahimè, era pessimo, oserei dire disgustoso...pioggia tutto il giorno, pioggia tutti e due i giorni in cui ci sono stato, e che posso fare io sotto un acquazzone? Avrei potuto rinchiudermi in un ostello, oppure in una libreria, ma, in preda all'eccitazione genuina che ancora mi permeava, avendo iniziato il viaggio ancora da pochi giorni, me la sono goduta comunque, saltellando per le strade a fotografare e riprendere non appena la pioggia era tollerabile, e rintanandomi in un bar per lavorare al computer alla scarica successiva. Così fino alla sera, assuefatto di caffè e con i calzini bagnati.
Amburgo mi ha colpito per alcuni particolari che non riescono a passare inosservati: la ferrovia sopraelevata, il porto commerciale bruttissimo che rovina ogni foto della zona fluviale, l'enorme spruzzo al centro del laghetto cittadino e, non per ultimo, gli improvvisi cambi meteorologici, a cui mai potrei abituarmi. A tratti la città ospita dei portici, veramente simili a quelli bolognesi, e tale pensiero inizia a farmi frullare strane idee, che più avanti potrei chiarire meglio, perché adesso è ancora presto; devo studiare il proseguire del viaggio, che facile non è.
Ho imparato una lezione oggi: le scarpe da ginnastica non sono il massimo per viaggiare, specie se sono di stoffa; direi meglio scarpe impermeabili, perché la pioggia è sempre in agguato.
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